Dainese Project Apex 2025 è stata una giornata fuori dal comune. Autodromo del Mugello, universalmente riconosciuto come uno dei circuiti più impegnativi e spettacolari al mondo: protagonisti di MotoGP™, Superbike, Moto2 e Moto3 al lavoro fianco a fianco con i tecnici del dipartimento Ricerca e Sviluppo Dainese, per mettere alla prova versioni prototipo delle protezioni e dell’abbigliamento Racing dei prossimi anni, per contribuire allo sviluppo.
Tra i piloti, abbiamo avuto l’occasione di scambiare due chiacchiere con Fabio Di Giannantonio, romano classe 1998 in forze al Pertamina Enduro VR46 Racing Team in sella alla Ducati Desmosedici. Un ragazzo a modo, sorridente, con cui è un piacere parlare e di cui è interessante conoscere visione e approccio al mondo delle moto e delle corse.
Alla prima domanda, risponde senza pensarci su, con una sicurezza assoluta: Fabio, qual era il tuo sogno da bambino?
“Correre in moto e diventare campione del mondo”.
A che età e come ti sei avvicinato alle moto? Cosa ti ricordi di allora?
“I primissimi ricordi che ho sono dei flash di quando ero veramente piccolo, 3 o 4 anni, e con mio papà guardavo le gare della 500 in tv, lui enfatizzava tutto quello che succedeva per trasmettermelo meglio, mi emozionavo tantissimo, poi mettevo il casco, salivo sulla mia moto giocattolo e imitavo i piloti in gara, facevo le curve, vincevo, cadevo, esultavo. Poco più tardi, a 5 anni e mezzo, sempre mio papà mi fece provare per la prima volta una vera minimoto e lì ho capito che era vero amore.”
Chi è la persona che ti ha influenzato di più?
“Sicuramente papà.”
Che mestiere pensi avresti fatto se non fossi diventato un pilota?
“Credo che comunque avrei praticato uno sport, mi piace essere un atleta, mi piace curare il mio corpo, cercare di essere sempre la migliore versione di me stesso, soprattutto a livello atletico. Credo sarebbe stato in ogni caso uno sport individuale, ci sono molto più portato, mentalmente più che altro.”
Qual è il significato del tuo numero di gara?
“Io ho sempre corso con il 21 perché adoravo Troy Bayliss, sognavo di essere il nuovo 21 su una rossa! In MotoGP ho dovuto cambiarlo e allora ho scelto il 49 perché è uno dei pochi numeri a non essere mai stato usato in questa classe, voglio essere il primo a usarlo e portarlo in alto.”
Fabio, parliamo un po’ del tuo approccio alla gara e al mondo delle corse in generale. Partiamo da qui: come ti prepari mentalmente prima della gara?
“Non sono un tipo scaramantico ma mi piace avere la mia routine, la scaramanzia secondo me indebolisce l’atleta. Mi piace però avere il mio ordine, prima di andare a cambiarmi vado a confrontarmi un’ultima volta con tutti i membri del team, mi riscaldo facendo sempre gli stessi esercizi, perché mi servono fisicamente ma soprattutto perché mi aiutano a raccogliere la concentrazione. Mi prendo sempre 3 minuti da solo al muretto della pit lane e poi faccio la passeggiata in griglia con il mio migliore amico Fabio. A quel punto, tutto quello che devo dirmi con la squadra è già stato detto, esclusa al massimo la scelta delle gomme.”
Qual è l’insegnamento più importante che hai appreso finora nella tua carriera?
“La cosa davvero fondamentale è che non bisogna veramente mai mollare, deve essere un mantra di vita, comunque vadano le cose bisogna lavorare sempre. In questo sport, ma in qualsiasi ambito dove sia richiesto un simile livello di performance, c’è spazio solo per la disciplina, quindi ho imparato che è questa l’unica vera forza che si ha quando si è sotto stress, non bisogna mai lasciarsi prendere dalle emozioni.”
E se dovessi dare un consiglio a un ragazzino che voglia diventare pilota?
“Sognare è importantissimo e bellissimo, ma quello che te li fa raggiungere, i sogni, è lavorare in quella direzione, ci vogliono pazienza e duro lavoro.
Aggiungo una cosa: quando sono salito di categoria ho spesso visto i piloti più esperti come inarrivabili, è invece giusto sentirsi grandi nel momento in cui si arriva allo stesso livello, deve essere normale correre a fianco al campione del mondo in carica di quella data categoria, le emozioni, come ho detto, bisogna lasciarle un po’ da parte per ottenere la massima performance. Questo è un consiglio che darei anche al me stesso di qualche anno fa, credo sia qualcosa che aiuta a crescere prima.”
È tutto bello e divertente come te lo immaginavi da piccolo?
“No, è bellissimo, quello che facciamo è la cosa più bella del mondo, ma ha tante sfaccettature che possono rivelarsi fastidiose o spiacevoli, più di quanto si percepisca da fuori. Da fuori sembra tutto semplice, si corre in moto, si guadagna bene e ci si diverte. Non è proprio così, ci sono responsabilità su molti fronti, quindi non è sempre così divertente.”
Guardando le gare in tv, o anche dalla tribuna, sembra che voi piloti sappiate sempre esattamente quello che state facendo, siete i migliori al mondo e sembra che meglio di così non ci sia proprio nessuno. Ma, invece, senti magari di avere ancora qualcosa da imparare?
“Tutto, c’è un sacco da imparare, non si smette mai.”
Parliamo ora del tuo abbigliamento, un argomento interessante da affrontare soprattutto con te, che sei con Dainese da non molto, dal 2024, e che puoi aver di recente notato differenze nel metodo di lavoro tra diverse aziende. Come ti stai trovando?
“Dainese è un marchio che ho sempre ammirato e stimato, sin da quando ero piccolo, è certamente uno dei marchi più storici del nostro ambiente, è sempre stato l’abbigliamento dei grandi, da Valentino ai miei idoli Troy Bayliss e Carl Fogarty. Ho trovato un’azienda che punta tantissimo sulla sicurezza pura, senza mai cercare il compromesso, e non ha mai paura di fare qualcosa in più, di cercare di migliorarsi. Sento di condividere molti di questi valori e mi piace tantissimo contribuire allo sviluppo del nuovo abbigliamento.”
Qual è la protezione o parte del tuo corredo Dainese cui proprio non potresti rinunciare?
“Soprattutto nell’ultimo periodo, abbiamo raggiunto un livello e un feeling eccellente con tutto, ma quello che mi ha colpito di più da subito sono gli stivali IN, che si vestono all’interno della tuta. Ho notato immediatamente un grande miglioramento in termini di aerodinamica, di comfort e di precisione nei movimenti, perché è molto sottile.”
Ma come fate voi piloti ad accorgervi del beneficio aerodinamico di un singolo componente come lo stivale?
“In realtà è semplice da notare, basta guardare alle velocità massime. Ti faccio un esempio: nel 2023 io e il mio compagno di squadra, sulle Ducati del team Gresini e con un altro marchio di abbigliamento, avevamo la stessa velocità in rettilineo. L’anno successivo io sono passato a Dainese e ho notato un incremento immediato, sempre a parità di moto, e la mia posizione della classifica delle velocità massime è subito migliorata, mentre quella del mio compagno è rimasta la stessa.”
Cosa credi che si potrebbe migliorare ancora?
“Per fare un altro step bisogna riuscire unire massima protezione e massimo comfort. A volte si provano soluzioni più protettive ma si perde un qualcosa in comodità, stiamo lavorando in questa direzione.”
Come fai a sentirti sicuro a 300 all’ora? non hai mai paura?
“La paura fa parte di noi e c’è sempre, è quella che ci fa percepire il limite, e quella secondo me è la paura positiva, costruttiva. La paura di eventi negativi che potrebbero succedere per quanto mi riguarda invece non c’è, e sicuramente vestire abbigliamento e protezioni di cui ti fidi aiuta a scacciare questo tipo di paura. Questo mi aiuta soprattutto nel giro di qualifica, perché è il giro in cui dai tutto quello che hai; lì, se c’è qualcosa che non ti convince fino in fondo, non riesci a dare davvero il 100%. Per farlo, devi essere sicuro che non ti può succedere nulla.”
Uno dei punti di forza delle protezioni racing Dainese sono le tute con airbag D-air® integrato, secondo noi una, se non la più grande rivoluzione in questo campo. Cosa hai pensato la prima volta che hai sentito parlare di una tuta con airbag?
“Io sono sempre stato pro alla sicurezza, quello che facciamo è incredibilmente affascinante ma anche pericoloso. Ogni tanto qualche caduta capita e quindi te ne ricordi, di questa pericolosità. Tutto quello che è legato alla sicurezza l’ho sempre appoggiato e l’airbag è stato forse la più grande rivoluzione in termini di protezione per il motociclismo, e gliene sono stato grato in diverse occasioni. Non giro nemmeno più con le minimoto senza airbag D-air®.”
Concludiamo la chiacchierata con un paio di domande che esulano dal mondo moto: che passatempi hai?
“Mi piace praticare tanti sport diversi, faccio surf, arrampico, vado in mountain bike, gioco a calcetto con gli amici, corro in kart, sono grande appassionato di auto. Sento però di avere anche una vena artistica, sono appassionato di musica e di design, di oggetti veri e propri ma anche di grafica pura, mi disegno le mie cose, il mio merchandising, mi sto appassionando all’arte, tutto il mondo creativo mi attira molto.”
In cosa pensi di essere bravo oltre ad andare in moto?
“Sono uno molto autocritico, quindi non penso di essere così bravo nemmeno con la moto!”
E invece te la cavi piuttosto bene Fabio, te lo garantiamo noi!
Qual è il tuo prossimo obiettivo?
“Prima voglio finire il mondiale nei primi tre, poi provare a diventare Campione del Mondo di MotoGP™.”
Insomma, il sogno del nostro Fabio, anzi, ora è un obiettivo, è rimasto lo stesso di qualche anno fa.