Talento precoce, protagonista nei campionati giovanili e poi in Moto2, Rookie of the Year in MotoGP™ nel 2025. Il cammino di Fermin Aldeguer verso la massima serie del motociclismo è per certi versi anomalo, approda al Motomondiale non dalla Moto3 come è per tanti, ma attraverso la MotoE, la classe riservata a moto elettriche, dopo un’esperienza nell’Europeo Moto2.
Il 2022, quando Fermin ha appena 17 anni, è la prima stagione a tempo pieno e quella in cui comincia davvero a mettersi in luce nel mondiale classe Moto2. Due pole position sono solo il preludio alla prima vittoria, che arriva l’anno dopo a Silverstone seguita allo splendido poker finale tra Thailandia e Valencia. Il 2024 è leggermente al di sotto delle aspettative, tre vittorie e solo un quinto posto finale in Campionato, ma il contratto per la MotoGP™ è già firmato.
La chiacchierata con Fermin è avvenuta in occasione di Dainese Project Apex al Mugello, un evento senza precedenti in cui i piloti e gli ingegneri e designer del dipartimento R&D Dainese si sono incontrati per lavorare allo sviluppo e all’affinamento dell’abbigliamento e delle protezioni Racing del futuro.
Ciao Fermin, è un piacere potersi confrontare con te. Cominciamo parlando un po’ del tuo trascorso e di come ti sei avvicinato al motociclismo. Sei sempre stato appassionato di moto?
“Si, da tutta la vita. Ho imparato a guidarla da piccolo, a 2 anni ero già in moto e ho iniziato ad allenarmi con una squadra, tipo pilota professionista, già a 4. È una passione che mi è stata trasmessa da mio papà, sicuramente la persona che mi ha influenzato maggiormente.”
Qual è tuo primo ricordo legato a questa passione?
“Ricordo appunto di quando accompagnavo il mio papà, lui girava come amatore alla domenica in una pista vicino a Murcia, il paese dove sono nato. La prima volta che io sono entrato in un circuito è accaduto invece ad Alicante, avevo 4 anni.”
Qual era il tuo sogno da bambino?
“Ho sempre desiderato di arrivare al motomondiale, ma soprattutto sognavo e sogno tuttora di diventare Campione del Mondo.”
Se non fossi diventato un pilota di moto cosa credi avresti fatto?
“È difficile rispondere a questa domanda perché per tutta la mia vita ho fatto questo, non ho pensato ad altro e non ho desiderato altro. Ma se proprio devo, ti dico pilota di Formula 1, comunque immagino una vita dedicata alle corse.”
Il significato del tuo numero di gara?
“Sono nato il 5 del 4, molto semplice.”
Concentriamoci ora sull’aspetto mentale della tua passione e del tuo mestiere, qualcosa di cui si parla raramente nelle interviste tradizionali, più spesso incentrate su podi e risultati. Come ti prepari prima di una gara, da questo punto di vista?
“Ho creato la mia routine personale, cerco di fare sempre le stesse cose, con gli stessi tempi. Al mattino mi sveglio e faccio colazione sempre alla stessa ora, vado a cambiarmi e a scaldarmi alla stessa ora;cerco insomma di fare tutto sempre uguale per acquisire un metodo, che mi aiuta ad avere ordine. Quando mi vesto metto prima lo stivale destro, il guanto destro, e faccio il segno della croce a me e alla moto. Poi chiudo la visiera ed è full gas.”
E in griglia, negli ultimissimi minuti prima della partenza, come ti comporti?
“Cerco di essere rilassato, non troppo concentrato o ansioso. Parlo col capotecnico, con il mio assistente, ho voglia di liberare la mente ed evito di accumulare tensione e nervosismo. Poi, quando tutti si allontanano, allora sì, a quel punto inizio a pensare alla prima curva e ai miei avversari.”
Qual è l’insegnamento più importante che hai appreso nella tua carriera finora?
“Ci sono tante cose che mi vengono in mente, sicuramente il duro lavoro che si fa ogni giorno è un punto fondamentale, ma soprattutto, secondo me, è importante divertirsi e godere di tutti i momenti in moto, che è la nostra passione. Per me questa è la chiave per fare bene, continuare a divertirsi nonostante la pressione e nonostante questo sia per me, per noi, un lavoro.”
E se dovessi dare un consiglio a un giovane che voglia provare a intraprendere questa carriera?
“Soprattutto da giovane, non bisogna mettersi pressione, non bisogna voler arrivare a tutti i costi, non si deve voler subito e per forza diventare il Campione del Mondo. È importante fare la propria carriera, a modo proprio e senza fretta, fare la propria strada un passo alla volta, lavorare con impegno ogni giorno e raccogliere i risultati che vengono man mano.”
Cosa vorresti imparare ancora?
“Tante cose. Mi piacerebbe avere più disciplina, tipo i piloti più grandi ed esperti di me, ma ora sono giovane e inevitabilmente mi piacciono anche i passatempi dei ragazzi della mia età; però serve anche saper dire no a qualcosa. In moto poi c’è sempre da imparare, durante ogni turno e ogni gara mi rendo conto che posso o devo migliorare in qualche aspetto.”
Dopo anni di dedizione sei arrivato in MotoGP™: ti senti più ad un punto d’arrivo o di partenza?
“Io mi sento ad un punto di partenza. Tuttavia, immagino non sia così per tutti: se ci fossi arrivato magari verso fine carriera, o senza aver prima fatto grandi risultati o in modo un po’ rocambolesco, senza sapere se ci rimarrò tanto o poco, allora ti risponderei che mi sento ad un punto d’arrivo. Ma visto come sta andando, ho vent’anni e ho vinto diverse gare in Moto2, io vedo tutto come un crescendo naturale, e sono felice per questo.”
A cosa hai dovuto rinunciare per diventare pilota?
“A tante cose: molte volte ho dovuto rinunciare ad uscire con gli amici, a fare festa, a tante vacanze con la famiglia, anche a comprare le scarpe che mi piacevano di più perché quei soldi magari ci servivano per pagare le gomme o la benzina per allenarmi. Sono tante le cose che si comprano con i soldi, ma ce ne sono anche tante per cui serve invece il tempo, tempo che avrei potuto passare con le persone cui voglio bene.”
Fermin, parliamo ora un po’ del tuo abbigliamento: vesti abbigliamento Dainese da relativamente poco tempo, da circa metà della stagione 2024, sei quindi nelle condizioni di valutare le differenze rispetto alle aziende con cui hai collaborato in passato. Come ti stai trovando?
“Sinceramente, molto bene, Dainese è un’azienda con tanta esperienza e che ha lavorato con i migliori. Mi ha colpito da subito il comfort della tuta, soprattutto nella zona delle gambe. Ma quello che per me è davvero il top è l’integrazione tra la tuta e lo stivale IN: libertà e precisione nel movimento del piede sono eccellenti, così la sicurezza e l’aerodinamica. Da quando sono passato a Dainese, tra l’altro, non mi sono mai più fatto male.”
Di questa azienda mi piace anche molto il modo di lavorare: qui si vuole sempre fare qualcosa in più, non si crede di essere già arrivati alla perfezione. Questo aspetto mi aiuta ad avere fiducia in Dainese, perché so che danno sempre il massimo per migliorare il prodotto. Non è scontato perché in altre aziende molte volte non accade.”
Alcuni piloti affermano che l’airbag sia come il casco, dopo che ti sei abituato a indossarlo non puoi più guidare senza. Tu che ne pensi?
“Sono certamente d’accordo, pensa che io lo uso anche con le minimoto in kartodromo. Ti dà più fiducia, è vero che è progettato per aprirsi soprattutto a velocità più alte, ma se sai di averlo sei tranquillo.”
Come fai a sentirti a tuo agio a 300 all’ora? Non hai mai paura? L’abbigliamento ti aiuta in questo?
“Quando sai che sei sicuro anche se cadi ad alta velocità, che molto probabilmente non ti farai niente, quando sai che è tutto a posto e senti la tua tuta come una parte di te, allora puoi pensare solo a guidare e basta. Senza paura.”
Al di là del mondo moto, che passatempi hai o in cosa pensi di essere bravo?
“Mi piace trascorrere il tempo con i miei cari, famiglia, fidanzata, amici. Oltre alla moto mi diverto con i kart a noleggio, mentre non sono per niente bravo a giocare a calcio. Una cosa che mi piace tanto è camminare in montagna, anche ad alta quota, abito ad Andorra e a volte arrivo su fin sulle vette da 3.000 metri, tra l’altro un eccellente allenamento.”
Il tuo prossimo obiettivo?
“Vincere una gara in MotoGP™.”
Complimenti Fermin, centrato in pieno, appena poche settimane dopo questa intervista.